| GRaccie *_*
2° Capitolo: Il cartello che sorpassammo indicò l’ingresso a Forks. Un nodo mi imprigionò le parole quando mia madre si illuminò e si fermò, giunte all’ingresso di una foresta. << Eccoci>>. Si voltò e mi sorrise. Non vedevo così mia madre dall’ultima volta che mio padre ci fece una sorpresa,anni fa. Mi guardai attorno,estraniata,e scesi dall’auto. La pioggia pungeva sul viso e il vento scaricava la sua rabbia sulla chioma degli alberi. La mamma mi fece cenno di seguirla e,lentamente,ci inoltrammo lungo un sentiero fino a che comparve una casetta dal colore azzurro,come il cielo,e dalla porta bianca. Infilò una mano nella borsa e ne estrasse un mazzo di chiavi,poi mi guardò e mi abbracciò. << Riprendo la macchina e arrivo>>. Sussurrò,baciandomi la guancia. Rimasi sola,ad osservare quella che sarebbe diventata la mia nuova casa. Salii i gradini e mi poggiai al portico,osservando la fitta boscaglia che copriva la visuale del cielo. Non che ce n’era di cielo da guardare,siccome le nuvole prendevano il suo posto. Sentii una strana sensazione,come se gli alberi fossero muniti di occhietti vispi,vorticanti sulla mia faccia. Mi sfregai il naso e udii il rumore delle gomme scorrere sul terreno,quando l’auto della mamma si fermò e ne fuoriuscì,mantenendo una valigetta. Si avvicinò,quasi saltellante dalla felicità,e spalancò la porta, immergendosi nella casa come se le appartenesse da una vita. Mi chiusi la porta alle spalle ed osservai il corridoio microscopico che affacciava ad una cucina delle stesse dimensioni e ad un salotto. << Visto? Il caminetto c’è>>. La mamma tastò con le dita il camino e mi sorrise,ma,dal modo in cui abbassò gli zigomi,dedussi che aveva notato la mia espressione,perplessa. << Non preoccuparti,ti ci abituerai>>. Mi si avvicinò e mi carezzò una guancia. << E poi,hai una camera tutta tua>>. A quel pensiero le lanciai un sorriso e mi guardai attorno. << Papà non ama le cianfrusaglie>>. Affermai,notando l’immobiliare spoglio. << Eh no>>. Ammise la mamma,guardandosi attorno,poi alzò le maniche della felpa e mi sorrise. << Portiamo gli scatoloni dentro,d’accordo?>>. Annuii ed uscii,evitando di scivolare nelle pozzanghere,e afferrai la mia valigia. << Salgo>>. Annunciai,dirigendomi sulla rampa di scale. Aprii la prima porticina che mi si trovò a tiro ed intravidi un letto singolo. Doveva essere la mia. Mi guardai attorno,poggiando la valigia per terra. Non era male. L’importante era avere un angolo per se,dove riflettere,dove ridere,dove piangere,insomma,dove stare di per sé. Aprii la valigia e cominciai a sistemare le mie cose nel posto in cui le vedevo a loro agio,a mio agio,fino a che sentii la mamma bussare alla porta. << Tesoro,vorresti andare a trovare papà?>>. A quelle parole,mi illuminai. Mi mancava papà. << D’accordo>>. Poggiai la lampada sulla scrivania e, afferrando i guanti,scesi in auto,mentre la mamma sterzava ed uscì sulla corsia, guizzando sull’asfalto. << Aggiustati il cappello,tesoro>>. Mi suggerì, guardando il suo aspetto allo specchio. << Non preoccuparti,mamma,stai bene>>. Sorrisi nel vedere quanto fosse agitata per quel incontro. Del resto,era stato difficile per lei vivere una relazione in quelle circostanze. La distanza era abissale. Ci fermammo al di fuori dell’ospedale e,prima di scendere, guardai mia madre con occhi luccicanti. << Mamma,coraggio>>. Le strinsi la mano quando vidi una lacrima rigarle la guancia. Era una donna sensibile. Scendemmo ed entrai nel corridoio,osservando quanta gente bizzarra vi fosse. Urtai per sbaglio un infermiere, il quale,quando guardò il mio viso,sembrò illuminarsi e mi sorrise,emozionato. << Deve essere la figlia del Dottor Colligan, Abby, giusto ? >>. << Esatto.>>. << Cercate Richard?>>. Mi sorrise ed io annuii,quando la mamma si avvicinò e mi prese per un braccio. << Vieni,tesoro>>. Congedai l’uomo con un cenno del capo e salimmo le scalinate,in silenzio,mentre la mamma continuava a stropicciarmi il cappotto dal nervosismo. Ci fermammo dinanzi la porta di una sala e la mamma sospirò. << è qui?>>. Chiesi e lei annuì. Il cuore palpitò più in fretta e deglutii. Bussai,prendendo l’iniziativa,e sentii un esile “Avanti” dall’altro lato della porta. Era la sua voce. Schiusi la soglia ed entrai,infilando dapprima la testa e quando lo vidi,seduto alla sua scrivania con enormi fascicoli davanti al viso,mi si aprì il cuore ed esplosi in un sorriso. << Salve,dottore>>. Mi avvicinai. << Abby!>>. Balzò dalla sedia e corse ad abbracciarmi,sorridente. << Non vi aspettavo oggi>>. Disse,squadrando il mio viso, cercandone l’autenticità. << Papà,sono io>>. Dissi,ridendo. Sentii dei passi alle mie spalle e dall’espressione che si piegò sul suo viso,mi staccai dall’abbraccio e cedetti il posto alla mamma,la quale era rimasta impalata sulla soglia,aspettando che le parole venissero da sole. << Papà,beh,lei è mamma>>. Risi,seguita dalla sua risata. Si avvicinò alla mamma,correndo quasi,e la afferrò in un abbraccio danzante,facendola volteggiare per la sala e baciandola con calore. << Mi sei mancato>>. Sussurrò,ungendo le labbra di lacrime. Mi sentii di troppo,e decisamente in imbarazzo,per cui mi liquidai, svolazzando sulla porta. << Io vado…a prendere un caffé>>. Vidi la mamma fissarmi,con occhi luccicanti,e mi ammonì con uno sguardo da rimprovero. << Abby,a te non piace il caffé>>. << Ciao>>. Le sorrisi e mi chiusi la porta alle spalle. Non appena mi voltai,una strana sensazione mi avvolse il petto e la mente nel vedere una creatura meravigliosa. Un ragazzo,dagli occhi color dell’oro e dai capelli sbarazzini,color bronzo,manteneva tra le braccia una ragazza dai capelli castani ed occhi color cioccolato,con la mano poggiata al gomito,dolorante. Non appena mi passarono affianco,non potei fare a meno che abbassare il capo,ma lo alzai non appena sfiorò la mia spalla ed incrociai le sue pupille mielate. Scossi la testa,frastornata,e sentii chiudersi una porta alle mie spalle con tanto di violenza,quasi come stesse per staccarsi dal muro. Decisi di non soffermarmi su quell’immagine perché probabilmente avrei scontrato tantissimi volti nuovi in quella città e non mi sarei dovuta meravigliare ad ogni bel ragazzo che avessi incontrato. Mi sedetti in attesa che la mamma si decidesse ad uscire. Non dovetti aspettare molto e vidi uscire mio padre,il quale mi sorrise e si diresse alla porta accanto alla sua,dalla quale fuoriuscì quel ragazzo dagli occhi mielati in compagnia della ragazza dal braccio fasciato e seguito da un uomo bellissimo,dagli occhi imperlati d’oro e dal viso pallido. Sentii mio padre farfugliare qualcosa e quando mia madre uscì dalla sala si avvicinò al gruppo. Mi allontanai,cercando un distributore di caramelle. In un ospedale dovevano pur esserci. Quando tornai vidi mia madre sorridere ai due giovani e congedarsi,prendendomi a braccetto. << Torniamo a casa?>>. << Non mi sono mai piaciuti gli ospedali>>. Commentai.
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